Cliccare qui per ottenere una traduzione automatica del testo sottostante.
Il Comitato europeo delle regioni chiede un marchio europeo di qualità ecologica per i prodotti dell'acquacoltura e uno sportello unico per le licenze  

L'acquacoltura sostenibile, la pesca rispettosa dell'ambiente, la decarbonizzazione del trasporto marittimo altamente inquinante e il ripristino delle popolazioni ittiche sono fondamentali per costruire un'economia blu climaticamente neutra e che contribuisca a sistemi alimentari sostenibili

Nell'UE, l'economia blu impiega quasi 4,5 milioni di persone, genera circa 650 miliardi di euro di fatturato e apporta un valore aggiunto lordo pari a 176 miliardi di euro. Acquacoltura e piscicoltura assicurano il 20% dell'approvvigionamento di pesce e molluschi nell'Unione europea. Il settore è composto da 15 000 imprese ed occupa 70 000 persone. Nell'ambito dell'economia blu, la pesca e l'acquacoltura sono fondamentali per stimolare la ripresa dell'economia dalla crisi della COVID-19, creare posti di lavoro e offrire opportunità di sviluppo sostenibile alle popolazioni costiere e a quelle rurali. L'eccesso di adempimenti amministrativi e l'insufficienza degli investimenti costituiscono tuttora i principali ostacoli al pieno sviluppo di un'acquacoltura europea. È necessario e urgente un cambiamento radicale per ridurre l'attività umana nei mari e proteggere gli oceani, considerato che essi rappresentano oltre il 90% dello spazio vitale e assorbono ogni anno il 26% delle emissioni di biossido di carbonio.

Nella sessione plenaria del 1º e 2 dicembre, il Comitato europeo delle regioni (CdR) ha adottato il parere sul tema Economia blu sostenibile e acquacoltura , in cui formula una serie di proposte volte a ridurre gli oneri amministrativi e a migliorare la competitività dell'economia blu e dell'acquacoltura. Il parere è inteso come un contributo alla nuova comunicazione sull'economia blu sostenibile "Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'UE più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030", presentata dalla Commissione europea nel maggio 2021.

Il relatore del parere, Bronius Markauskas (LT/AE) , sindaco di Klaipėda, ha dichiarato che " investimenti sostenibili sono di cruciale importanza per uno sviluppo ottimale dell'economia blu. È necessario finanziare l'innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti, investire in soluzioni intelligenti e sostenere le nuove tecnologie. Anche l'acquacoltura andrebbe riconosciuta come un ambito specifico di intervento e dovrebbe essere definita in maniera chiara. I governi regionali potrebbero apportare un contributo importante al conseguimento degli obiettivi del Green Deal gestendo in modo efficace i fondi per la coesione e l'innovazione ambientale, e gli enti locali e regionali dovrebbero essere partner paritari dei governi centrali. È quindi necessario promuovere e sostenere le iniziative partecipative locali che combinano la rigenerazione delle risorse marine con la salvaguardia dei mezzi di sussistenza, delle tradizioni e del patrimonio culturale locali ".

I membri del CdR denunciano il fatto che l'acquacoltura è ostacolata da procedure di autorizzazione eccessivamente lunghe e complesse e da un accesso limitato alle acque, e propongono quindi di istituire quanto prima uno sportello unico per le licenze di acquacoltura. Inoltre, raccomandano moduli di formazione per il personale degli enti locali in materia di rilascio delle autorizzazioni europee, così da accelerare lo sviluppo delle imprese e il rispetto delle norme dell'UE. Il CdR ribadisce il suo invito a sviluppare un marchio europeo di qualità ecologica per i prodotti dell'acquacoltura, e chiede che il futuro meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere ( Carbon Border Adjustment Mechanism - CBAM) includa anche i prodotti della pesca e dell'acquacoltura. Infine, per rafforzare il mercato interno, il CdR invita la Commissione a proporre una nuova normativa volta a impedire le importazioni di pesce che non rispettano le norme sociali e ambientali dell'UE.

I membri del CdR invocano una definizione chiara dell'espressione "acquacoltura sostenibile", essendo concordi sulla necessità per le regioni di orientamenti chiari, nonché di un piano d'azione dettagliato, per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura dell'UE. Il CdR rinnova il suo invito alla Commissione europea a presentare agli Stati membri una proposta legislativa sulle modalità con cui gli enti locali e regionali dovrebbero essere coinvolti nell'individuazione, elaborazione, pianificazione e gestione delle politiche in materia di economia blu al fine di sviluppare ecosistemi dinamici di tale economia.

Sul fronte finanziario, i leader locali dell'UE reiterano l'invito a utilizzare il 10% del bilancio dell'attuale programma quadro di ricerca e innovazione per gli obiettivi marittimi e marini. Il CdR accoglie con favore la piattaforma BlueInvest , ma sottolinea le difficoltà del settore dell'acquacoltura a beneficiare dei fondi dell'UE, invoca una revisione che renda tale accesso più agevole e deplora che il bilancio Interreg per la cooperazione territoriale sia stato ridotto. Il CdR esorta gli Stati membri a includere gli investimenti nell'economia blu nei loro piani per la resilienza e la ripresa, e deplora che non consultino in misura sufficiente i governi regionali quando elaborano le proprie strategie in materia di pesca, economia blu e acquacoltura.

I membri del CdR ricordano l'importanza di rafforzare la cooperazione tra il mondo accademico, gli organismi pubblici e l'industria per massimizzare il potenziale delle strategie di specializzazione intelligente e sviluppare ecosistemi di economia blu efficienti e sostenibili, e concordano nel ritenere che gli obiettivi del Green Deal europeo non possano essere raggiunti senza un'economia blu sostenibile.

Il CdR ricorda che le emissioni generate dal trasporto marittimo sono aumentate di quasi il 32% negli ultimi 20 anni, mentre lo sviluppo di un trasporto marittimo pulito e di una cantieristica sostenibile costituisce un prerequisito per conseguire la neutralità climatica entro il 2050; e sostiene pertanto gli obiettivi della Commissione europea di ridurre potenzialmente le emissioni di SO 2 e NO x liberate nell'atmosfera dal trasporto marittimo internazionale rispettivamente fino all'80% e al 20% entro dieci anni.

Infine, il CdR ribadisce la necessità di accelerare la transizione verso una piscicoltura sostenibile, e accoglie quindi con favore l'intenzione della Commissione europea di adottare misure volte a ridurre del 50% entro il 2030 il totale delle vendite di antimicrobici per animali d'allevamento e acquacoltura.

Contesto

L'economia blu riguarda tutte le attività economiche connesse agli oceani, ai mari e alle zone costiere, e include settori quali la pesca, la cantieristica navale e il turismo "costiero", nonché la biotecnologia blu e la produzione di energia rinnovabile offshore. Lo sviluppo di un'economia blu sostenibile è fondamentale per conseguire l'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 14 delle Nazioni Unite .

Il settore impiega direttamente quasi 4,5 milioni di persone (dati 2018) e genera circa 650 miliardi di euro di fatturato e un valore aggiunto lordo pari a 176 miliardi di euro ( Fonte: Commissione europea ). Le attività emergenti, come l'energia oceanica, le biotecnologie marine e la robotica, si stanno sviluppando rapidamente e svolgeranno un ruolo importante nella transizione dell'UE verso un'economia a zero emissioni di carbonio, circolare e ricca di biodiversità. Per maggiori informazioni sulla relazione economica annuale 2021 sull'economia blu dell'UE, cliccare qui .

Per scaricare il testo della relazione 2021 sull'economia blu della Commissione europea, cliccare qui .

Nell'UE l'acquacoltura europea assicura circa il 20% dell'approvvigionamento di pesce e molluschi e dà lavoro direttamente a circa 70 000 persone. Il settore comprende circa 15 000 imprese, principalmente piccole imprese o microimprese situate in zone costiere o rurali. La produzione complessiva dell'UE è rimasta più o meno stabile dal 2000, mentre la produzione mondiale è cresciuta tra il 5 e il 7% all'anno. Nell'UE i principali paesi acquicoli, in termini di volume di produzione, sono Spagna, Francia, Italia e Grecia.

La produzione acquicola è molto diversificata, in termini sia di specie allevate che di metodi di produzione (gabbie marine, stagni, bacini longitudinali/vasche comunicanti, sistemi a ricircolo a terra). Attualmente, nel mondo, viene allevato in acquacoltura un centinaio di specie diverse. Nell’Unione europea:

  • oltre il 45% della produzione acquicola è costituito da molluschi,
  • oltre il 30% da pesci marini, e
  • oltre il 20% da pesci d'acqua dolce.

Malgrado tale diversità, la produzione acquicola dell'UE si concentra in larga misura su un numero limitato di specie, le più importanti delle quali sono i mitili, il salmone, l'orata, la trota iridea, la spigola o branzino, le ostriche e la carpa. Nell'UE la produzione di alghe è ancora limitata, ma è in aumento. ( Fonte: Commissione europea ).

Contatti per la stampa:

Alejandro Maya Toro

Tel. +32 2282 2131

Alejandro.MayaToro@cor.europa.eu

David Crous

Tel. +32 2282 2409

David.Crous@cor.europa.eu

Condividi :