Pur accogliendo con favore il previsto aumento dei finanziamenti destinati ad Orizzonte Europa (il programma quadro per la ricerca e l'innovazione nel prossimo bilancio a lungo termine dell'UE), il Comitato europeo delle regioni (CdR) ribadisce in un nuovo parere che la politica di coesione dell'UE deve svolgere il proprio ruolo di sostegno alle infrastrutture di ricerca in tutte le regioni dell'UE. Le città e le regioni sottolineano inoltre l'importanza di creare reti europee di ecosistemi e di poli regionali dell'innovazione.
Nel parere elaborato da Eamon Dooley (IE/Renew Europe), membro del consiglio della contea di Offaly, viene evidenziato che le infrastrutture di ricerca sono essenziali per rafforzare lo sviluppo e la competitività delle regioni (spaziando dai risultati scientifici all'impatto sugli ecosistemi didattici) ma anche per affrontare le sfide globali in materia di ambiente e cambiamenti climatici.
Tuttavia, la quota di finanziamenti per la ricerca da parte del settore pubblico nell'UE è rimasta ferma a poco più del 2 %. Esiste anche uno squilibrio a livello regionale: nel 2015 solo 31 delle 281 regioni NUTS 2 hanno comunicato investimenti in R&S superiori all'obiettivo dell'UE del 3,0 %. Si delinea chiaramente l'esistenza di cluster ad alta intensità di ricerca situati principalmente nell'Europa settentrionale e occidentale, mentre altre regioni sono in ritardo, come emerge dal quadro di valutazione dell'innovazione regionale per il 2019 della Commissione europea.
"Vi è il rischio che aumentino le disuguaglianze tra le città e le regioni che beneficiano dell'incremento della dotazione finanziaria per la ricerca e l'innovazione del programma Orizzonte Europa e le altre, che subiranno l'impatto della probabile riduzione delle risorse della politica di coesione. Ciò riguarda in particolare gli Stati membri di più recente adesione, che sono stati i principali beneficiari dei fondi strutturali e di investimento, mentre la maggior parte dei finanziamenti di Orizzonte Europa è concentrata nelle regioni che ottengono risultati eccellenti", sottolinea il relatore Dooley.
Nel parere Dooley osserva che occorrono modelli di finanziamento specifici lungo l'intero ciclo di vita della R&I, per far fronte alle carenze di finanziamenti laddove le fonti di finanziamento europee, nazionali o di altro tipo siano insufficienti. Ciò potrebbe includere un uso più creativo dei finanziamenti provenienti dai fondi strutturali, da Orizzonte Europa e dai prestiti della Banca europea per gli investimenti, nonché di quelli messi a disposizione nel quadro di Erasmus, Europa Digitale, COSME, del meccanismo per collegare l'Europa, di LIFE ed altri strumenti, con la possibilità di applicare un modello di cofinanziamento con i fondi nazionali per la ricerca.
Sebbene le basi dello Spazio europeo della ricerca (SER) siano state gettate nel 2000, il parere esprime preoccupazione per il permanere di varie carenze nel quadro del SER relativamente alle infrastrutture di ricerca, che ne riducono i vantaggi potenziali e l'efficienza.
"Per affrontare sfide di rilievo come i cambiamenti climatici", sottolinea Dooley , "le infrastrutture di ricerca devono essere in grado di integrarsi con quelle delle regioni vicine, favorendo in tal modo una maggiore condivisione delle conoscenze e contribuendo alla ricerca interdisciplinare. La politica di R&I deve essere collegata con lo sviluppo e l'attuazione delle strategie di specializzazione intelligente, poiché queste ultime rappresentano degli approcci innovativi per promuovere la crescita economica e la creazione di posti di lavoro sulla base delle esigenze identificate a livello regionale e per favorire il collegamento e il coinvolgimento delle regioni nelle attività di R&I".
L'adozione del parere di Dooley sul tema Infrastrutture di ricerca: il futuro dello Spazio europeo della ricerca (SER) in una prospettiva regionale e transfrontaliera è prevista per la sessione plenaria del CdR del 9 ottobre, nel cui programma figura anche un dibattito con l'attuale commissario europeo per il bilancio Günther Oettinger .
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